Una bolla polverosa
Dopo mesi, e quando dico mesi intendo mesi, non tanto per dire, un’altra buona parte di carte (alcune dopo un viaggio per mare) di un grande archivio, esce dalla “solo nostra”, cioè loro e mia, relazione intima e prende il largo verso l’universo mondo, verso una comunità di studiosi e ricercatori ma spero, anche, di curiosi e di “semplici” cittadini.
Ho passato mesi a correggere maiuscole con minuscole (e quando dico mesi si veda il discorso di prima) a mettere punti, virgole, a domandarmi se gli estremi cronologici debbano essere aperti o chiusi e altre cose “noiose” e solo mie, anzi nostre, delle carte e mie.
Qualcuno può pensare che mi rompa i coglioni, e invece no.
Certo, è meno divertente del sesso nei giorni feriali ma molto più divertente di un saggio di danza, per dire.
Quella con i documenti è una relazione d’amore, nella quale il mondo esterno non entra.
È una bolla, polverosa, nella quale esistono mani che sfogliano e carte che parlano.
Il documento si svela senza che tu debba pregarlo, e ti parla senza creare equivoci.
Per qualcuno non farò un cazzo, o un cazzo di veramente utile.
Definiamo utilità, prego.
Gli archivi parlano alle comunità e delle comunità.
Sono probabilmente uno dei pochi luoghi al mondo capaci di raccontarti il lato più umano e comunitario della storia.
Gli archivi non indottrinano bensì ti permettono di scoprire.
Esiste una meraviglia più grande?
Bene, ora torno ad occuparmi del CCS e dei fiorentini al mare.
E fine della storia
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