Rose rosse
Stasera inizia il Festival.
Anche se sono già alcuni anni che non posso più contare sulla mia mamma per le chiacchiere sul Festival, quest’anno segna l’ufficialità che non esisterà mai più un Sanremo del quale noi due, la mamma ed io, parleremo.
Mai e più.
Due parole che messe insieme, e riferite alla mia mamma, mi fanno un male immenso.
Il Festival inizia e lei non lo sa.
Eppure dove vive ora tutto profuma di sapone di Marsiglia e fiori, anche lei, e nei giorni di festa cantano, canzoni piene di allegria, che quando le sento penso che, davvero, la musica ci fa sentire vivi, anche quando sarebbe più facile darla vinta alla tristezza.
Quando ero piccola era lei che si accucciava su di me e mi cantava canzoncine all’orecchio, adesso lo faccio io, e mentre l’abbraccio, curva su di lei, anche se stono, le sussurro all’orecchio “rose rosse”, la stessa che le cantava babbo, appena sveglio, quand’era in bona.
E quando i suoi occhi si illuminano penso che, per davvero, credere fortemente in qualcosa e e desiderare che si avveri, accenda la miccia di una speranza, anche se irragionevole, e la mia speranza è quella che la bellezza dell’amore e della musica possano oscurare la merda che la vita ci butta addosso.
E che a volte, diciamocelo, non ci meritiamo.
E fine della storia.
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