Un anno senza la Raffa

 Cazzo, Raffaella no.


Da bimbetta avevo una maglia del Brasile. 


Boh, non mi chiedete il perché, lo ignoro.


Erano gli anni Ottanta, dai quali non si esce vivi, e non importa ce lo dica quel gran fico di Manuel Agnelli.


Io non ne esco viva, no, perché sono tatuati nel mio cuore più dei tanti tatuaggi del cazzo che vedo impressi nei secoli fedeli sui ogni tipo di corpo in spiaggia (da quest’anno anche sul mio).


Gli anni dei credo più forti.


Bearzot.

Pertini.

Papà Wojtyla.

Il partito comunista.

Gesù Cristo.


E Raffaella Carrà.


Cazzo, Raffaella no.


E fine della storia

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