Come note a piè di pagina
Ho sempre pensato che le parole siano capaci di descrivere tutto.
Le parole descrivono tanto, ma non possono, e forse non devono, descrivere tutto. Possono provarci e andarci vicino e suggerire, ma esistono immagini ed emozioni, dentro di te, che le parole possono solo tentare di accompagnare, come una didascalia o una nota a piè di pagina.
Il sorriso pieno e caldo di sole del mi’ figliolo. Lo sguardo del mi babbo, quello vero, l’ultima volta che l’ho visto, che poi non mi ricordo nemmeno quand’è stato. Il mare quando è tramontana. Il pensiero della mi’ mamma che invecchia. Le risate che a volte faccio con le bimbe. Quando ti sentì compresa senza aver bisogno di parlare. Il rumore della nostalgia. La prima volta che ho visto Parigi. Il dolore fisico che non il grande, ma il vero amore può provocare. La poesia del ponticello affacciato sulle ninfee, nella casa di Monet, a Giverny. La tavola apparecchiata la vigilia di Natale. La paura incontrollata che mi prende alla gola quando non districo i pensieri. Il vuoto cosmico di quando ho capito che il mi’ babbo sarebbe morto, l’abbraccio del mi’ fratello, sul divano di casa, quando poi è successo, il panico che mi prende in galleria e solo se canto o se parlo al telefono mi passa, il cuore pieno di gioia, senza un motivo apparente, come quando ti vedi più bella e invece sei la stessa di ieri.
E fine della storia
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