L’errore più grande

Oggi è stata una giornata di pubbliche relazioni labroniche più che di lavoro vero e proprio. 

Qualcuno mi ha abbracciato spontaneamente e mentre mi stringeva ho esclamato: “Senti come sono magra?!”

Ridendo mi è stato risposto: “A me mi sembri profumata”.

(Quindi magra no? Vabbè, decido di sorvolare, anche se non è da me)

A me mi sembra sempre di puzzare, soprattuto quando attraverso la città con 45 gradi percepiti 76.

Come quando mi danno della gentile ma non sanno che, in realtà, molto spesso, urlo, sbraito, mi incazzo, mi rivolgo al mi' figliolo come un'erinni, al mi' marito non ne parliamo,  alla mi' mamma, poi, all'ottava volta che mi ripete una cosa, non ve lo dico nemmeno, gli ormoni dominano la mia vita un giorno sì e un giorno anche, se poi un giorno se lo scordano il giorno dopo recuperano, insomma sono un'instabile donna di quarantanoveanniquasicinquanta.

La fregatura, per quanto mi riguarda, sta nell'aspettarmi sempre, da sempre, che gli altri si comportino allo stesso modo con me, o mi percepiscano come mi percepisco io, e non ho ancora capito, boia come sono dura, che siamo tutti diversi, come i pacchetti dei regali di compleanno.

Nel mio pacchetto ci sono le mie ansie, l'incontrollata necessità di capire sempre tutto, le mie risate rumorose e sincere, le mie occhiaie, le mie mille domande, le mie paranoie, la mia ipocondria, il vuoto che ha lasciato il mi babbo, la mia malinconia, le tragedie che vedo dietro ogni angolo, le mie paure, l’avversità per il dentista, la pesantezza di certe giornate, i miei malumori, il mio dannarmi per una parola.

Tutto questo quasi inutile blaterare per dire che, l’errore più grande, il più grande atto di egoismo verso gli altri e me stessa, lo commetto io, quando mi fermo alla mia piccola e misera visione sulle cose, comprese quelle che mi riguardano. 

Perché in fondo puoi piangere e piangerti addosso quanto vuoi, chi ti vuole bene ricorderà la tua risata. 

E fine della storia