Bella Gabella

Ieri due camion di figlioli e figliole in piscina a Ponteginori.
Il metereologo aveva annunciato acqua per le 16 e, alle 16, acqua fu.
Essendo che eravamo gli unici paganti del giorno, ci siamo rifugiati nei bagni, i ragazzi hanno riso, urlato, combattuto con i tubi di gomma, giocato a carte e fatto notare che se ci fosse stato il sole sarebbe stata una giornata come tante al CCS.
(Aveva ragione Fedez: non esiste prospettiva senza due punti di vista)

Il temporale estivo, a volte, sa più d’estate del solleone, sa di Gianni e Selvaggia, di capelli bagnati, di amori finiti e di felpe con le quali vivere quelli appena sbocciati.

Comunque il sole poi è tornato, e con esso i tuffi nell’acqua azzurra della mia piscina del cuore, che è del cuore anche per il Giova e che sono davvero contenta i suoi amici abbiano vissuto, qualcuno di nuovo e qualcuno per la prima volta.

La cena era prevista nell’esotica località de La Gabella, un luogo curioso, da me mai visto prima, una sorta di Coney Island  in mezzo alla campagna, dove ho patito un freddo che a Livorno devo arriva’ al 22 novembre per sentirlo (forse).
Ma eravamo tutti umidi e felici, in mezzo a gente umida e felice, che si conosceva tutta.
Sul palco, a cantare, una cover band di Renato Zero che ha salutato il pubblico, sempre umido e felice, con un bel “Ciao Gabellaaaa”, un saluto inaspettato che mi farà ridere da qui al prossimo Ferragosto, ma forse anche più a lungo.

Viva le giornate lunghe, le botte di risate, la piscina di Ponteginori, i temporali estivi, i tredicenni, le mamme dei tredicenni, la polenta fritta, la festa della Gabella.

Perché in fondo il segreto sta nel tornare ragazzi e crederci ancora un po’, come canta Renato.

Vivere la vita come quando entri in un refolo di vento, fendere l’aria spettinati e felici, o almeno provarci.

Bella Gabellaaaaaaaa.

E fine della storia.

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