Honfleur
Ormai più di vent’anni fa, con quello che ancora non era il mi marito, andammo per la prima volta in Normandia, e ci innamorammo di Honfleur.
Erano tempi nei quali i navigatori erano le cartine geografiche e noi viaggiavamo con la londly planet nella tasca del giacchetto.
C’impuntammo a voler rifare la foto di uno scorcio del villaggio, vista sulla guida, aspettando seduti su una scalinata la luce che ci sembrò la più simile possibile.
Bevevamo birra e ci baciavamo: eravamo romantici e non lo sapevamo, io ancora ero tollerante, lui non spaccava la minchia H/24.
Comunque.
Il momento arrivò e con lui la fotografia.
C’ho ripensato stasera, in macchina , mentre rientravo a casa con la mi’ mamma dopo un tour dei parenti, escluso il cimitero, che già è bOno.
Pensavo, a quanto, molto spesso, dedichiamo tempo ed energie ad aspettare il momento giusto per fare qualsiasi cosa.
Aspettiamo l’unicità, la specialità, le condizioni, un letto, una casa, due mani, una persona.
Quando è inverno aspettiamo l’estate e d’estate aspettiamo l’inverno. Il lunedì non vediamo l’ora che sia venerdì e la domenica “Boia, meno male domani è lunedì”. Lavoriamo per arrivare alle ferie e quando siamo in viaggio abbiamo nostalgia di casa. Per anni aspettiamo le mestruazioni sennò sono cazzi, ma arriva un momento che speri non arrivino, e sei la donna più felice del mondo.
Aspettiamo parole gesti attenzioni e ci intestardiamo con la speranza che saranno come vogliamo noi, quando vogliamo noi.
Se poi il momento giusto non arriva ci riempiamo di tristezza o magari arriva e non siamo pronti, o magari/bis arriva e ce lo lasciamo sfuggire.
L’essere umano ha una grande propensione per il lamento e la fustigazione, io per prima forse, siamo tant* madame Bovary e Fogazzaro, con noi, sprecherebbe parole di colore brillantini e brigitte bardot bardot.
Ci rotoliamo in una tristezza languida, come quella che ti mette addosso l’estate che finisce, cancellandoci di dosso le speranze la leggerezza e l’abbronzatura.
Forse avevano ragione i latini che prima bisogna vivere, e solo dopo fare filosofia.
Vivere giorno per giorno, anche quando il giorno diventa più corto e la luce, pian piano, sparisce dallo sguardo, come le file di ombrelloni al CCS.
Ogni giorno ha la sua luce, e ogni momento pure.
Honfleur, poi, l’ho vista diverse altre volte e mai più ho scorto la luce di quella foto.
Non esistono momenti giusti, ma momenti unici, anche se non sono giusti.
Persone uniche, anche se non giuste.
Giorni unici, anche se piove.
Decisioni uniche, anche se sembrano sbagliate.
E fine della storia
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