La reciprocità
Ieri ho visto due donne, sedute al tavolo di un bar.
Io ero su uno sgabello, all’interno del locale, loro nell’area fuori.
Le ho osservate attraverso un vetro, come fossero i personaggi di un film senza sonoro.
In verità, prima, ne ho vista una, in attesa, controllare il suo telefono, solo dopo ho visto l’altra arrivare.
Gli occhi di entrambe si sono accesi e le ho viste stringersi in un abbraccio lunghissimo e felice: tutto il loro corpo rideva.
La nuova arrivata aveva un regalo, che ha appoggiato sul tavolo.
Poi, si è seduta di fronte all’amica e hanno iniziato a parlare fitte, io non sentivo nulla e, a parte che non erano cazzi miei, non era quello l’importante.
La loro felicità nel vedersi, chissà dopo quanto tempo, mi ha fatto pensare a quanto è bello trovarsi o ri-trovarsi e dimostrarsi il bene.
Dopo tanto, dopo poco.
Dopo ieri o due volte nello stesso pomeriggio.
Dopo due giorni o dopo mille, come direbbe Oriettona, quel mito.
Trovare il tempo di cercarsi, di vedersi, di raccontarsi, di sorridersi, di dirsi, di dedicarsi, di essere reciproci.
Il regalo non l’ho visto, mi sono distratta, ma non credo conti.
Il vero regalo era impacchettato in quell’abbraccio.
E fine della storia
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