Uniamo i nostri bianchi e morbidi corpi
Un uomo di età non identificata, a torso nudo e cervello popolato a tratti, trasportava un cane di taglia media in una cassetta della frutta, legata a una bicicletta, sull’Aurelia, a Caletta di Castiglioncello, il diciannove di agosto.
Un vecchio, di età identificata tra la vecchiaia e la morte, tra i miliardi di vecchi che trovano sempre posto prima di me nel parcheggio al CCS dal 1938, boia che stracazzo.
Il mi’ vicino di casa è da ieri mattina che urla le previsioni del tempo urbi et orbi, in fiorentino stretto, urlando, ovvio, come suo solito.
L’uomo più bello del mondo, ieri, ha compiuto 86 anni e io confermo, davanti a Dio e agli uomini, che lo stenderei su un tavolo anche ora, grinzoso e vecchio: lui sì che mi potrebbe rubare il parcheggio.
Anzi, Robert, facciamo una cosa, uniamo i nostri bianchi e morbidi corpi, il nostro grasso addominale, le nostre vite, nel per sempre che ci resta, la nostra pelle matura, parcheggiamo insieme e appanniamo i vetri: si fa gente.
E fine della storia
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