Non più tua
Giuseppe, ancora per poco, caro.
Ho provato per te un amore che non si può descrivere.
Divampante, estenuante, testardo, cieco.
Amarti mi ha resa un’illusa e mi ha consumato.
Sei stato al timone del Paese mentre il mare era in tempesta, come il capitano Stubing ma con più capelli, e ora sei un politicante come tanti, tutte chiacchiere e fatti pochi, e quei pochi discutibili.
Comunque io sono salita sulla tua nave dell’amore e ti ho dato tutto.
Parole, azioni, messaggi lunghi una quaresima.
Ti ho cercato nelle onde del mare, nelle canzoni, nei libri che leggo, negli occhi degli altri, nelle gocce di pioggia sui vetri della macchina, nella forma delle nuvole.
Ho creduto in te prima che in noi, prima che in me, ciecamente e senza ragione.
Ti ho dimostrato il dimostrabile, davanti a tutto e a tutti, ti ho fatto capire che c’ero, sempre e comunque, mi sarei buttata nel fuoco per te, ti ho teso quindicimila mani, vivevo nella fiabesca convinzione che tutto ciò che provavo io fosse lo stesso che provavi te, che tu fossi speciale, l’unico, he’s the one, mi dicevo.
He’s the one unabellasega.
Sei il paradigma del non coraggio, delle parole senza i fatti, del cavalcare l’onda che poi a tirarsi indietro siamo sempre in tempo.
L’importante è non perdere la compostezza dell’abito e della cravatta Vichy, l’immagine che tutti hanno di te.
Sei stata la più grande delusione della mia vita, mi hai insegnato che ognuno resta dove vuole restare e perde c’ho che vuole perdere.
Non era il mio amore ad essere troppo grande, ma il tuo ad essere troppo piccolo, per contenere me.
Sappi che non ti voterò.
Non più tua,
E.
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