Questo eterno movimento

Sono rientrata a Livorno per un giorno, i cazzo di ciclisti non si sono estinti.

Comunque.

Mentre guido fiancheggiata dall’azzurro del Romito mi  perdo a pensare al perché si dice che il mare è portatore di malinconia.

La malinconia che proviamo pensando alle persone che quel mare lo hanno guardato con noi, per intere e lunghe e calde estati e ora chissà dove sono e da dove lo guardano questo eterno movimento.

La malinconia che deve provare la mi’ mamma quando ripensa a Nico e a me bimbetti giocare in battigia, abbronzati e scriccioli, che poi è la stessa che provo io quando ripenso al Giova, col ciuccio, dentro il ciambellone giallo. 

La malinconia che provo, sempre io, strano, se ripenso ai pomeriggi nei quali vedevo spuntare la testa bianca di Mario, in camicia, tra le file delle cabine del CCS dal 1938, raggiungerci per un tuffo dopo il lavoro.

La malinconia che ti si aggrappa alla gola quando pensi a cosa ci sarà dietro a quella linea all’orizzonte. 

Ci sarà gente che balla scalza, si bacia di nascosto, si scrive lettere d’amore, concepisce figli e vite insieme.

Ci saranno amici, luci accese in giardino, momenti da festeggiare.

Ci saranno decisioni da prendere, cose a cui pensare, autunni da affrontare.

Rimane il fatto che se non provassimo malinconia non avremmo vissuto momenti che sono stati più nostri di noi stessi.

E fine della storia

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