Lo so, sono la regina delle rompicoglioni
Stamani non ero a Livorno, ma in giro per affari di famiglia e sulla famiglia.
Sono passata anche a portare dei fiori rosa a babbo, e ho pensato che, nonostante la tristezza, che ormai è malinconia, dell’assenza, poter dire “Sono passata da babbo, mi fa bene, mi piace”. A parte l’erba a mezza gamba che c’è in quel cimitero, forse il Sindaco ci vuol organizzare una caccia al tesoro per il primo di novembre, sembrano tombe nella prateria, la noncuranza totale per il bene comune, roba da vomito.
Comunque.
Dopo mille giri, mille cose, come tutti, eh, mentre caricavo in macchina due borsate di spesa per la mi’ mamma, mi suona il telefono, ed è il mi marito.
Ciccia, tutto bene? Senti, però il carica batterie che hai preso stamani era il mio.
Ah, non me ne sono accorta.
E ora come faccio?
Dé, come fai, vanne a comprare uno di scorta, fattelo prestare, boia, non è mica un rene.
Arrivata a casa, alle ore quattordici, mentre cucino per l’immantinente arrivo del Giova, mi accorgo che alla ciabatta accanto al divano, vegeta il mio caricabatterie, identico a quello del disperato, perché identico è il nostro telefono.
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P.s.: diciamo che è te lo sei scordato, via, non che io ho preso il tuo.
Diciamo, mi dicono dall’altra parte.
Chi la dura la vince.
Lo so, sono la regina delle rompicoglioni, ma non mi sono mai venduta diversamente.
Ma anche lui, dé.
E fine della storia
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