Il mi’ fratello ci ride ancora

 Firenze.

Carta polvere e bellezza.

Umani in movimento.

A pranzo, accanto a me, una coppia non più giovanissima, lui abbronzato come un livornese sugli scogli dell’Accademia, lei bionda e tirata tipo una Barbie modella. Lui le appoggia una mano sulla scollatura, mentre lei mangia un carciofino sott’olio ma, in realtà, vorrebbe mangiare lui. No, ma fate pure, poi sentite se vi rilasciano fattura (tutta invidia la mia).

A un altro tavolo, un’altra coppia. Lui toglie a lei qualcosa dai denti con una stecchino lungo, lo stesso con il quale prima hanno mangiato, insieme, le patatine fritte. Anche questo è amore.

Seduta a un tavolino al sole, una ragazza giovane e bella, legge un libro mentre beve una Coca-Cola senza zucchero. Si basta da sola, penso.

Sui gradini della stazione, una donna, vestita di blu, corre e fa cadere  un biglietto. Un uomo lo raccoglie, la chiama, lei si gira, lo ringrazia, lui la guarda tre secondi in più del dovuto. Mi sa che non si rivedranno mai più, nella vita. 

Il mondo è un posto enorme. E enormi sono le piccole cose che ogni giorno ci scorrono davanti agli occhi senza che noi ce ne accorgiamo. Fermarci ad osservarlo, a volte, è un atto di incoscienza, altre di coraggio. Io saluterei tutti, ad ogni angolo, e a volte lo faccio davvero (normale e non sono mai stata).

Prima o poi qualcuno mi guarderà fisso negli occhi e mi dirà: “Scusa, ma te, che cazzo vOi?”

Come quando in gita a Gardaland, da bimbetta, mi misi a fissare così tanto un tipo davanti a me che mangiava pizza che a un certo punto lui mi fa: “Hai fame? Ne vuoi un pezzetto?”.

Il mi fratello ci ride ancora.

E fine della storia

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