Le lucine di Natale
Lo scrivo a novembre, così se moio prima di Natale sono sicura d’averlo detto.
Quest’anno gli spiriti contro il Natale mi stiano alla larga.
Quelli che…
Oioi le lucine di Natale mi fanno tristezza, oioi ci sono già i pandori alla Coop, oioi non vedo l’ora d’esse’ al sette gennaio, oioi accendiamo i cuori e non gli alberi, oioi tutto questo consumismo, oioi devo fare i regali.
Oioi l’avete rotto pochino il cazzo, non ci crede nessuno, c’avete più maglioni di Natale voi che h&m.
Io quest’anno voglio fare pure la pipì a tema Merry Christmas.
Ho avuto un personale anno di merda. Non di merda come hanno avuto altri, ma di merda.
Voglio l’oro delle candele, per ricordarmi che tutto scintilla e che ogni cosa è, per davvero, illuminata.
Voglio il rosso sul muso, il rosso dietro ogni angolo, per ricordarmi che l’amore, per davvero, è dappertutto e che, per davvero, non basta una vita intera per scordare quanto si può amare.
Voglio una bolletta a parte per la smisurata quantità di luci che accenderò, tanto sempre povera resto, per ricordarmi che tutto fa gioia, anche il buio, se è illuminato.
Voglio un albero di Natale verde speranza, una roba che anche dall’Ardenza qualcuno dica: “Boia, guarda che albero ha fatto l’Amadori quest’anno”.
Voglio il vischio a mazzi per ricordarmi che ogni scusa è buona per infilarsi la lingua in bocca.
Metterò le luci anche intorno al collo del mi’ marito e del mi’ figliolo, per vede’ se il cane, la sera, quando chiede di uscire, s’accorge che ci sono anche loro.
E fine della storia
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