Come foglie nel vento
A volte, ferma ai semafori, su viale Carducci, mentre la musica esce dalla radio, mi soffermo a guardare le rughe che ho collezionato intorno agli occhi (l’occhio sinistro ce n’ha sette ilbudellodisuma) pensando al perché la canzone che sto ascoltando sia uscita fuori proprio in quel modo.
Perché quelle parole, quelle immagini, perché si ha così bisogno, talvolta, di scrivere, di fissare, di elencare.
Nel mio caso, scrivere, equivale a pensare, da sempre, da quando, alle Ernesto Solvay, la maestra Daiana ci assegnava il cosiddetto “pensierino”, ed io scrivevo scrivevo scrivevo, china su quel banco, con quelle trecce del cazzo che mi tiravano in testa e che la mi mamma si ostinava a farmi, tutte le mattine.
Scrivere, per me, è elaborare tutto ciò che mi frulla in testa, senza un ordine preciso e, a volte, con una fretta che spaventa anche me.
Forse l’ansia è proprio questa: avere pensieri che vanno così veloci da non riuscire a stargli dietro. Sentirò cosa dice Crepet (Saveria Pardini 😂).
Come quando ti batte forte il cuore nell’attesa di qualcuno e solo al suo arrivo ti tranquillizzi.
Ecco, l’ansia è forse un batticuore continuo.
Quando sui marciapiedi che costeggiano il viale, passano persone che veloci vanno dove devono andare, le osservo come se guardassi un film e mi chiedo se anche loro vivono come vivo io e c’hanno un aeroplano nella testa, che viaggia spesso senza destinazione, o che forse ce l’ha, una destinazione, ma non la raggiunge mai, perso tra le nuvole e la fantasia.
Boh.
Siamo come foglie nel vento, che oggi soffia forte, e speriamo che in quel vento, come cantava qualcuno, soffi non una risposta, ma la nostra risposta.
E fine della storia
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