Eppure te sei sempre la stessa, anche se ti sei tagliata i capelli
Sono in viaggio, con un mal di testa epocale e una malinconia profusa, sudata, intrisa, tipo diffusore a corrente, come quando ai gatti gli diffondi i feromoni per farli ambientare.
Ogni volta che parti ti sembra di lasciare qualcosa di incompiuto, di dimenticato, di sospeso.
Vedo i paesaggi scorrere dal finestrino del treno, come tanti fotogrammi di un film, come quando in Notting Hill, Hugh Grant, sulle note di “Ain’t no sunshine”, cammina per il suo quartiere e sullo schermo passano tutte le stagioni, un anno intero per dimenticare lei, fino a ritrovarsi, poi, al punto di partenza e sceglierla “inderogabilmente”, una delle più belle scene di sempre.
Forse ha ragione chi sostiene che il viaggio è una metafora di vita.
Allontanarsi per ritornare, allontanarsi per capire, allontanarsi per conoscere, allontanarsi per vedere il nuovo e apprezzare il vecchio, o apprezzare il nuovo tanto quanto il vecchio.
Io mi allontano perché mi allontana il treno. L’allontanamento non è una mia specialità, il lasciare andare nemmeno, l’osservare di più.
Capisco Monet, e quella sua ossessione di dipingere soggetti diversi a diverse ore del giorno, con luci diverse; i covoni, le cattedrali, forse anche le sue ninfee a Giverny, non ricordo, o la mia amica fotografa, Saveria, quando dice “Boia, bimbe, c’è una luce meravigliosa”, o quando la augura, una “buona luce”.
Perché, in fin dei conti, tutto dipende da che punto di vista guardiamo le cose, con quale inclinazione, predisposizione, sentimento, stato d’animo, illuminazione, con quale parte del nostro cuore.
Anche il muro del parcheggio di via Terreni, Livorno, Toscana, Italia, pieno di scritte e metafore di vite, ma un muro, perlappunto, certi giorni può farti sorridere, ma altri piangere.
Eppure te sei sempre la stessa, anche se ti sei tagliata i capelli.
E fine della storia
Brava. Non avevo mai letto le tue storie, le ho incontrate per caso, su e giù per Facebook.
RispondiEliminaSono davvero belle. 💪😁