Che poi, un ricordo, cos’è?

Mi domando spesso se ricordare faccia bene o no.

Quando qualcuno ti dice: “Vedrai, col tempo sarà solo un ricordo”, come per dire: “Che cazzo vuoi che sia!”, come se qualcosa, appena  tocca lo status di ricordo perda di importanza.

Che poi, un ricordo, bello o brutto che sia, cos’è? Ve lo domandate mai? 

Io credo che un ricordo sia un luogo, uno spazio, nel quale un tempo abbiamo abitato e che ci costruisce, tanto quanto il presente (che sarà ricordo nel futuro).

Senza ricordo non saremmo nessuno, il ricordo è come la memoria, ma più ricco di poesia, perché il ricordo non si limita a censire e descrivere  i fatti così come si sono accavallati, come fa la storia, per intenderci, ma li nutre e li condisce di intimità.

A volte sarebbe più facile non ricordare, sforzarsi di non farlo, ma sarebbe, temo, innaturale, come non mangiare la crosticina delle lasagne, o il sesso a comando, o l’amore guardando l’orologio o come non mangiare la pizza con le mani.

“Sarà solo un ricordo”, quindi, è una delle frasi più del cazzo che del cazzo non si può.

Una grandissima frase del cazzo.

Una stracazzata.

Niente è solo un ricordo, perché il ricordo è tutto, o almeno gran parte di quello che possediamo, un tesoro, una meraviglia.

E fine della storia

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