Il panino al prosciutto crudo

Viviamo anni avari.

Di tempo e di attenzioni. 

C’è sempre un momento o un giorno o un’occasione a cui potersi appigliare per far sentire agli altri che ci siamo. 

Tre secondi tre, per digitare sul telefono due parole: “Come stai?”

Tre secondi tre per spalancare le braccia e stringere forte qualcuno.

Tre secondi tre, che poi sono un tempo fittizio, l’ho detto per di’,  ma che rende l’idea di quanto basti poco per sentirsi amati e, soprattuto, fare sentire amati.

Più che amati, direi pensati, perché chi ti pensa ti ha già, e te hai lui o lei, il pensiero ci rende già  gli uni degli altri, o almeno per me è così. 

Il mi’ babbo, spesso, cioè sempre, quando rientrava dalle giornate di caccia, il sabato, mi portava un panino al prosciutto crudo, che aveva comprato la mattina e conservato per me.

Arrivava a a casa e me lo dava, chiuso uno stropicciato sacchetto di carta.

Il panino al prosciutto è come un sospiro di sollievo, è come chi ti fa ridere quando ne hai più bisogno, è un tripudio di allegria e di briciole sulla maglietta, è qualcosa che, se non ci fosse, la vita sarebbe più triste e sciocca, è l’incipit perfetto, il finale che vorresti, il cibo dell’amore e amore al primo morso.

Il panino al prosciutto crudo è come una parolaccia al momento giusto, un regalo inaspettato ma anche aspettato, bramato, desiderato, è un abbraccio di carne e grasso dal quale non ti vorresti più spiccicare.

Il panino al prosciutto crudo è, e rimarrà, il più bel regalo di sempre.

Non fiori, ma panini al prosciutto crudo. 

E fine della storia 

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