Vedere l’alba è una scelta
Pur non lavorando nei campi come gli antichi romani, oggi abbiamo festeggiato, in costume ed infradito, il Natale dell’estate, il giorno di Ferragosto.
La festa dell’estate quando già l’estate è quasi un ricordo.
Nel viaggio di ritorno mi sono chiesta perché festeggiamo quando le giornate si accorciano e non quando, invece, si allungano.
Forse perché vogliamo dimostrare che “trovare l’alba dentro l’imbrunire” è difficile, ma non impossibile.
Vedere l’alba è una scelta.
Negli occhi del mio babbo, l’ultima volta che li ho visti.
Nella mia mamma, che invecchia di lunedì in lunedì.
Nel sorriso delle mie amiche.
Nell’acqua di una piscina.
Nella gentilezza.
Nella disobbedienza.
Nell’immensità che ti fa girare la testa.
In chi è come una vertigine, per te.
In chi fa il primo passo.
In chi mantiene quello che promette.
Negli brandelli di cuore che ancora non si arrendono all’evidenza.
Nel suono di una risata che sarà, per sempre, tua.
Nei numerosi ipogei personali, che ci scorrono nel corpo e nel cuore, conserviamo pezzi di estate e di luce, secchiate di sole e di grandine, e soprattuto nuove albe, che spesso si spalancano d’improvviso, quando smetti di sentirti, o di farti trattare, come un foglio accartocciato, buttato nel cestino, come si fa con le brutte dei temi.
E fine della storia
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