È luglio

È luglio, il mio primo luglio da cinquantenne, ma io mi sento ancora una ragazzina.

Canto in macchina (male), ballo (male), rido, spesso non penso alle conseguenza che quello che sogno, che scrivo, che faccio o che dico può avere.

Forse sono un’involuta. O forse troppo evoluta. O forse vecchia. Una vecchia che pensa di essere giovane, come la gabbianella che pensava di essere un gatto e invece, dai dai, gli è toccato di volare.

Dicevo mi sento ancora una ragazzina, ma di fatto, anno dopo anno pezzi di me si modificano. 

Si invecchia un pezzo alla volta.

Invecchia il cuore per le delusioni, quando capisce che anche chi credevi non lo avrebbe mai fatto ti delude, quando capisce che le cose finiscono. E invecchia quando, un pezzo alla volta, tutto quello che lo ha reso pieno e ricco e felice sparisce lentamente. 

Invecchia il tuo addome, sotto il peso del grasso, degli anni e degli ormoni.

Invecchiamo le tue gambe, che continuano a camminare, ma si sentono stanche.

I capelli poi imbiancano, inesorabili, da una tempia all’altra.

Invecchiano l’incanto e lo stupore, la pazienza, la comprensione, la voglia di essere sempre la prima a muovere il cuore e l’interesse. 

E mentre invecchi, un pezzo alla volta, ti trovi a pensare che l’abbraccio con la vita non sta sfiorendo, tutt’altro, te sei più viva e consapevole che mai e non vorresti essere da nessun’altra parte che con la te stessa che sei, un po’ vizza sì, ma per la troppa birra.

Buon luglio.

E fine della storia. 



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