Non c’è niente che sia per sempre
Non c’è niente che sia per sempre.
Dicono, cantano, sostengono.
Ma qualcosa che sia per sempre o, meglio, che è per sempre o, meglissimo, che sarà per sempre, esiste.
Il sorriso bianco e giovane della mi’mamma.
La malinconia degli occhi del mi’ babbo, che ridevano prima che lo facesse la bocca, come quelli del suo, di babbo, il mi’ nonno Oscare, del resto.
Il profumo di Giova appena nato, i colori delle sue tutine e il tamburo che la zia Marilena gli dipinse sui grembiulini dell’asilo.
La prima volta che ho visto Parigi, la consapevolezza di quando capisci che ami qualcuno, il corridoio della casa all’Aniene, pieno di stelle filanti, e Nico e io sdraiati in terra a ridere di cosa poi non lo so fino a che Mario, con un bercio, decise che bimbi ora basta.
Babbo Natale nella nostra soffitta, la Tina e la Flora che scendono dall’autobus numero 4 e ci vengono a trovare con i maritozzi al burro del vecchio forno di Ponteginori.
Le bocche che abbiamo baciato, quello a cui ci sforziamo di non pensare, le “latomie” che scavano il nostro quotidiano e che ci rendono, spesso, prigionieri della scontentezza, del lamento, delle corse contro il tempo, un tempo che se ne frega di noi e che ci consuma lentamente; ma, poi, per cosa? Come dice la Save.
La ciambella che c’ho intorno alla pancia, il reflusso, il mal di testa da sinusite, il sonno che ho la mattina quando suona la sveglia, il fastidio verso chi usa “piuttosto che” con valore disgiuntivo, la bruttezza, senza tempo per davvero, delle calze color carne.
E, ovvio, certe mancanze.
Quelle sì, sono per sempre.
E fine della storia.
Sei favolosa ...Rita❤️
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