Le persone taglia unica

Fino a poco prima di ieri pareva estate e adesso siamo cascasti nel freddo, seppur, ad ora, luminoso di tramontana 

Le stagioni arrivano tutte insieme e io le vedo e le vivo a modo mio.

L’inverno è per chi vive in difesa, coperto incontro al mondo. Dentro ai margini, con gli orari scanditi dalla regola e dall’impegno, con le agende piene a tappo di cose da fare, che la maggior parte delle volte sono rotture di coglioni; una settimana uguale all’altra, con il tempo che sfugge dalle mani e dalla vita che vorrebbe.

La primavera, di solito, è di chi è disposto al sogno, e di conseguenza alla fregatura, come quella che ti rifila il sole che esce e sembra scaldarti, ma poi il primo refolo di vento dietro l’angolo te lo butta nel culo e te ci metti una settimana di bronchite, un ciclo di Macladin a RM e svariati giorni di piangina per ripigliatti (sarà il cambio di stagione).

Poi c’è l’estate, che la vestono tutti bene, anche perché si pole fa’ il cazzo che ci pare. D’estate siamo tutti giovani e belli, compreso chi frequenta il CCS dal 1938, e se una maglietta ti tira sulle puppe, che gli fa! 

Ed ecco l’autunno, la mia preferita. La stagione di chi ha dentro il crepuscolo, anche  se indossa cappelli colorati e che parla e scrive per autocombustione, e il cui cuore è un camino perennemente accesso, sempre a rischio ustione.

Insomma, le stagioni non sono taglia unica, come certe maglie che, peraltro, addosso, quando ti stanno, fanno anche parecchio caa.

E nemmeno come certi sentimenti che non entrano dappertutto, ma solo nelle vite disposte a riceverli e custodirli.

E nemmeno come certe persone, le persone taglia unica, le peggiori per me, quelle che si adattano per comodità, quelle che stanno qui, ma potrebbero stare anche lì, tanto è uguale.

E fine della storia.


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