L’autobus ti dà. L’autobus ti toglie.

Stamani, si vede non bastava fosse lunedì mattina, sull’autobus, ti ci ri-è quella che, qualche tempo fa, snocciolò di prima mattina le sue avventure negli ostelli della gioventù dalla scoperta dell’America ad oggi.

Anche quanto ce l’aveva lungo un argentino con il quale era uscita una sera a cena e una cosa tira l’altra, perché si vede interessava a qualcuno; stamani per ora sta zitta ed è parecchie file più in là: forse sono salva.

L’autobus ti dà. L’autobus ti toglie.

Quando ancora venivo a Livorno in macchina, ferma ai semafori, su viale Carducci, mentre la musica usciva dalla radio, mi soffermavo a guardare le rughe che ho collezionato intorno agli occhi (l’occhio sinistro ce n’ha sette ilbudellodisuma) pensando al perché la canzone che sto ascoltando sia uscita fuori proprio in quel modo. 

Perché quelle parole, quelle immagini, perché si ha così bisogno, talvolta, di scrivere, di fissare, di elencare.

Nel mio caso, scrivere, equivale a pensare, da sempre, da quando, alle Ernesto Solvay, la maestra Daiana ci assegnava il cosiddetto “pensierino”, ed io scrivevo scrivevo scrivevo, china su quel banco, con quelle trecce del cazzo che mi tiravano in testa e che la mi’ mamma si ostinava a farmi, tutte e sante le mattine.

Scrivere, per me, è elaborare tutto ciò che mi frulla in testa, senza un ordine preciso e, a volte, con una fretta che spaventa anche me.

Forse l’ansia è proprio questa: avere pensieri che vanno così veloci da non riuscire a stargli dietro. 

Come quando ti batte forte il cuore nell’attesa di qualcuno e solo al suo arrivo ti tranquillizzi.

Ecco, l’ansia è forse un batticuore continuo.

Quando in città, passano persone che veloci vanno dove devono andare, le osservo come se guardassi un film e mi chiedo se anche loro vivono come vivo io e c’hanno un aeroplano nella testa, che viaggia spesso senza destinazione, o che forse ce l’ha, una destinazione, ma non la raggiunge mai, perso tra le nuvole e la fantasia.

Boh.

Siamo come foglie nel vento, che se oggi soffiasse porterebbe via quest’umido invadente e malsano, e magari ci soffierebbe nell’orecchio, non una risposta, come cantava qualcuno, ma la nostra risposta.

Per oggi mi basterebbe sapere se c’è la possibilità che su Vinted io trovi dei capelli nuovi, o solo una frangia, anche usata,  al posto di questa merda che mi ritrovo. 

E fine della storia.

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