Un urlo rock

Ora che è estate, ora che è amore.

Dice così il verso di una canzone che ha l’aria ampia della speranza. 

Al teatro Solvay, ieri pomeriggio, una grande festa di musica e amicizia. 

Un urlo rock, uno strappo, un tappo di spumante a Capodanno, un’impresa straordinaria, la degna e meravigliosa conclusione di un anno che Giova, insieme ad alcuni dei suoi compagni, ha passato più a scuola che a casa, il saluto alla scuola media, che li ha visti arrivare bimbi e li lascia ragazzini.

Giova, alla fine, era un ciuffo di capelli intriso di quello che sembrava sudore, ma in realtà era intriso, anche di sudore, certo, ma pure di felicità, di paura, di soddisfazione, di musica, di emozione, di rock, delle urla della su’ mamma, che poi sarei io, perché quell’amplificatore le avrebbe anche rotto le palle, dei sorrisi dei suoi amici, della gioia negli occhi di un professore che ha creduto così tanto in loro che non è roba scontata, dei rossetti rossi delle bimbe, che già hanno dentro di loro i prodromi delle donne meravigliose che diventeranno.

Ora che è estate, ora che è amore.

Loro ieri sono stati l’estate, un sole rosso acceso sul palco.  

Loro ieri sono stati l’amore, visi felici per aver ricevuto così tanto.

Sono stati quello che si ricorderanno per anni a venire, i più belli di sempre, o almeno della “piccola” storia delle Giovanni Fattori di Rosignano Solvay.

Viva “gli scappati di classe”  e il loro urlo rock!

E fine della storia



 





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