Ponteginori

Qualche settimana fa riportavo a casa da scuola, dopo uno dei mille pomeriggi di musica, Giova, un suo amico e le loro quattordici chitarre, duecento due cavi e due amplificatori più grossi del mio salotto.

Parlavano di coinvolgere un ragazzino che suona con loro per fare qualcosa tutti insieme, durante l’estate.

L’amico di Giova, non Giova badate bene, dice: “Si potrebbe andare in piscina a Ponteginori”, che lui ha conosciuto venendoci con noi. 

Mi sono domandata spesso se esista differenza tra “un posto” e “un luogo”, questo episodio me ne ha dato ancora l’opportunità.

Magari c’è una letteratura a riguardo, ci sono studi, saggi, trattati.

Io c’ho una teoria, che vale uno, cioè  vale per me.

In un luogo ti sentì a casa, conosci le strade, le tende alle finestre illuminate, le macchine parcheggiate, i rumori della mattina, il silenzio della sera, il vociare nei bar, il colore degli alberi durante le stagioni.

Il Villaggio Aniene è stato un luogo per me, quello dei ricordi più belli, di bimba, gambe secche e tutti nel campino. 

Di un luogo conosci il timbro di voce delle persone, il suono della loro risata, sai come si muovono le loro mani quando ti parlano, o chi è il miglior amico di chi.

In un luogo il tuo corpo si muove come fosse sempre stato lì, un po’ come quando sei vicino a qualcuno che ami.

In un luogo ti senti al sicuro e sai che, dovunque andrai, quella terra, quelle case, alcune persone, saranno lì ad aspettarti.

Ponteginori è un luogo per me, è il paese di origine di entrambi i miei genitori, il paese dove dormono il mio babbo e molte delle persone alle quali ho voluto bene, o forse dovrei dire voglio, ancora, bene.

Il vento asciutto della piscina in estate, il frigido, l’umido, e il bagnato sul mio corpo in inverno.

I pranzi della domenica, il Papa in televisione, l’acqua del rubinetto, le bracioline in padella, gli zuccherini colorati incartati nello scottex, il lettone della Flora, le colazioni di nonno Oscare..

Un luogo genera ricordi, tanti, che a volte mi chiedo dove mi si depositino, o meglio come faccio ad avere così tanto posto dentro per ospitarli tutti, ma forse il mio non è grasso addominale bensì un rendez-vous di ricordi. 

Un posto diventa un luogo quando inizi a sentire di farne parte, io ho fatto parte del Villaggio Aniene e sento di far parte di Ponteginori, per il retaggio che si trascina dietro, anzi dentro di me.

È capitato che qualche indigeno mi abbia detto che do l’idea di una che se la tira, ma io credo che gli sia bastato sentirmi aprire bocca una volta per capire che no, non è così, c’ho già un prolasso più ampio della provincia di Pisa (merda) per avere il coraggio di tirarmela ancora, per dire.

Un luogo è un PNNR per i sentimenti, un pozzo al quale attingere quando il resto del mondo, con i suoi deliri, fa casino fuori e dentro te prosciugando le tue energie.

Chiudete gli occhi.

Da chi vorreste tornare la sera, dopo una giornata del cazzo o una giornata bellissima, per raccontargli tutto bevendo 


Commenti

  1. Anonimo20 maggio

    Meravigliosi ricordi .....il Villaggio Aniene apre sempre le porte del cuore ...e lì resterà per sempre ❤️

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    1. Anonimo20 maggio

      Non so chi sei, ma concordo ❤️

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