Lo spring

 Sono fuori con Mario.

Ti sbucano dal viottolo due coppie di vecchi, dalla patria del Rinascimento, alcuni tra i molti a cui la grazia della Venere del Botticelli non ha fatto pro.

Comunque.

L’omini non li discuto nemmeno, probabilmente facevano caa anche da giovani.

Le donne, invece le voglio proprio discute’.

Due parrucche bionde, gonfie come sarebbero i miei coglioni, li avessi, quando parla Burioni, le gonne a fiori e le maglie a righe o viceversa, tanto se inverti l’ordine dei fattori il risultato non cambia.

Un simposio di influenZer.

Stammi a sentire.

Io quando vo (voce del verbo?) a iffare l’aperitivo con la mia amica (una vecchia come lei, con la gonna a pois, temo, e la maglia con gli strass sulle puppe che se l’è comprata per il veglione di Capodanno, vedrai) cipportano un taglierino lungo di qui a lì (pensavo dicesse come il pisello del mi’ marito, ma è andata bene), pieno di robine bone, a sei/sette euro e cipportano anche un bel bicchiere di spring.

Bello grosso. Un bello spring.

Ma mica per lei.

Le peggio è l’amica che annuiva, che la prossima volta vuole andare con loro a bere un bel bicchierone di spring, con la cannuccia.

E siamo sempre a maggio, l’orrore è dietro ogni angolo, come la pipì dei cani, compresa quello del mio.

E fine della storia

Commenti

Post più popolari