A Luca (e al caldo di Roma)
La fine di maggio è un momento, un momento senza aggettivi, perché non so trovarli, per alcuni amici e per me.
La fine di un pezzo di strada con qualcuno e l’inizio di un altro pezzo di strada con una mancanza.
E allora uso le parole che ho già usato altre volte.
Abbiamo tutti un’estate che non tornerà più. Una maglia a righe. Un costume del cuore. Un’abbronzatura che “boia, come quell’estate lì, non mi sono più abbbronzata”. Abbiamo tutti un amore estivo, sia pure per un bagnino (che se lo rivedi ora...io boh).
Abbiamo avuto tutti sguardi umidi e morbidi come quelli tra Jerry e Marina, nella scena finale di “Sapore di Mare”.
Abbiamo tutti giornate al mare da sole a sole, passeggiate in bicicletta, tuffi spericolati (io no), serate intorno al fuoco suonando la chitarra, con i capelli umidi e salmastrosi.
Abbiamo tutti un gruppo di amici stretti e caldi di sole, talvolta comitive immense modello gruppo vacanze Piemonte.
Amici che ancora tieni abbracciati al cuore, amici che sono lì, tra le cose che pensi senti e scrivi.
Amici che ancora ridono con te ricordando faccende di secoli fa, roba che non capisce nessun altro.
Artefici di legame così forte e primario nonostante gli anni e gli inverni passati lontani.
Quegli amici lì, quelle estati lì, sono quadri baciati dal sole, stati di grazia, bellezza che rimarrà per sempre. Anche chi ci ha detto ciao troppo presto è lì, in quell’immagine bella e assolata, bagnata di acqua salata, avvolta in vecchi asciugami.
L’immagine di chi siamo stati.
I più belli del CCS dal 1938.
E fine della storia
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