Spenta un cazzo

Tempo fa mi venne chiesto se, se mi fosse stata data la possibilità di pigiare un interruttore e cancellare qualcosa di accaduto e vivere come se non fosse mai davvero accaduto, quell’interruttore lo avrei pigiato oppure no.

Ma come fai a rispondere? Ancora oggi non so farlo senza farmi altre mille domande.

Quello che so è che, a volte, l’interruttore non c’è bisogno di pigiarlo perché (escluse le tragedie o le faccende irreparabili) la vita continua come se quello che ti ha sconvolto, di bello o di brutto, non fosse mai accaduto; ci pensa da solo a spengersi, o lo spengono gli altri per te, e nel farlo si abbuia anche una parte di te, sulla quale il sole come fosse mezzogiorno non batterà più.

Questo lo so.

Oggi mi è arrivato un messaggio, da un numero che io ho memorizzato “Laura, Parigi”. 

Laura è un’insegnante di italiano, madrelingua, a Parigi.

Una donna garbata, gentile, molto intelligente e di una simpatia strabordante, hors catégorie, come dicono, appunto, i francesi.

Mi ha scritto che nella vita non invidia niente a nessuno, ma a me sì, mi invidia la capacità di scrivere in maniera originale e ironica, che le piace così tanto! E siccome in questa vita si perde troppo tempo a dire o lamentarci di quello che non ci piace, era il caso di complimentarsi con me, per quanto potesse valere la sua opinione di vecchia e stantia professoressa di lettere.

Ma quale gioia.

Sono io che mi sento stantia, affaticata, ripetitiva. Ho perso molta della mia capacità di osservare, sopraffatta da una serie consistente di dispiaceri, come tutti eh, come quando guardi negli occhi una persona e lì dentro ci vedi il mondo e poi quel mondo non c’è più, compresa la tua fiducia in esso e in quegli occhi. 

Prima tutto ti parlava, ora tutto sembra mentirti, o celarsi. 

Boh, ho la sensazione che la mia fantasia sia, ormai, un reperto archeologico, come l’assorbente che ho ritrovato stamani nello zaino, e così le ho risposto che invece mi sento spenta, come se quell’interruttore lo avessero pigiato dentro di me. 

E lei di tutta risposta: SPENTA UN CAZZO.

Che vita meravigliosa, poi uno dice che le parole non contano.

Grazie Laura.

E fine della storia. 


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