Spiegamelo, via

Giuseppe, caro.

Ti voglio bene, lo sai.

Voglio bene alle tue cravatte, alle tue penne, al tuo vocabolario desueto.

Voglio un po’ meno bene al tuo colore di capelli, ma vabbè, è Natale e ci passo sopra.

È Natale sì (ah sì?) e questo Natale non si può un cazzonulla.

Ma va bene.

Sono stati mesi difficili per tutti.

Per tanti di più e io mi sento una privilegiata insieme a molti, vicino a me.

Non ti sei fidato del buonsenso delle persone.

Hai fatto bene? Hai fatto male? Non so dirlo, io mi adeguo.

Detto questo.

Abbiamo, Giuseppe caro, delle gravi lacune in una materia che non lo so come si chiama, ma ti spiego.

Cazzo, Giuseppe, ma come fai a mettere sullo stesso piano comuni come Milano o Roma capitale e, toh, Riparbella, Bibbona e Montecatini Val di Cecina?

(Lo sai dove sono?)

Lo so, è tutto molto più complesso di così, ma via, te lo dovevo dire, perché lo sai, quel che ho in cuore ho in bocca.

Spiegamelo, via.

Basta una missiva veloce, un whatsappino, un piccione.

Mi serve per difenderti davanti agli altri, casomai ce ne fosse bisogno, mi piace l’idea di difendere il mio uomo, mi fa sentire molto pasionaria.

Olé.

E.


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