Non di soli DPCM vive l'uomo
Giuseppe, caro.
I fatti parlano.
Ti ho proposto di panificare con me, mani nelle mani, appiccicati come un panino, te Patrick io Demi.
Ma nulla, c'avevi da fare.
Ti ho proposto baci su un plaid sotto un cielo trapunto di stelle, baci sotto il vischio, baci dappertutto.
Ma nulla, c'avevi da fare.
Mi sarei vestita da meringa per te, avrei invitato a cena tutto il CTS, per te.
Ma nulla, c'avevi da fare.
Ardenti ma vani sono stati i miei inviti sulle spiagge del CCS dal 1938.
Mi sono abbronzata e poi tornata budino alla vaniglia e te non ti sei palesato.
Si vede c'avevi da fare anche d'estate.
Anche per questo Natale, mi pare, grandi entusiasmi non ne hai mostrati.
Cosa devo fare con te, Giuseppe, caro?
Avrei pensato, allora, di farmi fare una statuina del presepe con le tue fattezze.
Un piccolo Giuseppe caro in terracotta policroma, in giacca e cravatta Vichy.
Finito il Santo Natale, poi, ti posiziono su terrazzo, con una girandola colorata in mano: sarai la mia rosa dei venti personale.
Poi vedi te, se quest'anno vorrai essere la mia personale Epifania io non rifiuto, i doni quando arrivano arrivano.
Così non fosse dovrò mettere in atto il mio lento distacco da te.
Giuseppe, caro, ricorda che non di soli DPCM vive l'uomo.
Ancora tua,
E.
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