Tutto nasce per fiorire, in un’eterna primavera

Nel 2000, con la Diocesi di Volterra, con un gruppo nel quale conoscevo solo l'allora fidanzata del mi’ fratello, partii per la Giornata Mondiale  della Gioventù. 

L’incontro con un Papa che ha segnato la mia gioventù, un Papa che ha creduto così tanto nei giovani da inventare e istituire una giornata dedicata a loro, un Papa che arrivava dall’Est, un Papa con lo stesso sguardo stanco e malato che avrei riconosciuto in Mario, qualche hanno dopo. 

Si chiama giornata ma sono più giorni, pieni di così tanta esperienza dell’umano che fai il pieno per un bel po’.

Credo si sia parlato di 2.000.000 di partecipanti, 2.000.000 di voci,  4.000.000 di gambe in cammino, 2.000.000 di sorrisi, 4.000.000 di braccia alzate al cielo, 4.000.000 di occhi rivolti alle stelle sotto il cielo di agosto, 2.000.000 di nasi all’insù.

Giovanni Paolo II, le cui parole ascoltai durante la veglia finale di Torvergata, sdraiata sul mio sacco a pelo, vedeva in me e nei milioni di giovani presenti, “le sentinelle del mattino” all’alba del nuovo millennio e ci ammoniva di non rassegnarci ad accettare un mondo nel quale altri esseri umani muoiono di fame, soffrono, restano analfabeti, ci implorava di non essere complici di un mondo nel quale regnano la  violenza e la distruzione. 

Oggi, che giovane non lo sono più, vivo ancora  in un mondo che, chi è diventato adulto insieme a me, non ha aiutato cambiare.  

C’è così tanta indifferenza e approssimazione in quello che ci circonda, o almeno in buona parte di esso, che porsi domande, andare a fondo, chiedere, sperare, pregare, anelare risposte e soluzioni, ti fa passare per una rompicoglioni, piena d’ansie e puntualizzazioni. 

Stiamo, in questi giorni, salutando un Papa che domande ce ne ha fatte tante e ci ha spinto a farcene e io credo, da sempre, che questo sia ciò che più di ogni altra cosa ci renda esseri umani. 

Un Papa terzomondista, che ce l’ha menata sulla pace, sui migranti, sulla follia delle guerre, senza sosta, senza stanchezza, di continuo, ogni volta che ha potuto, senza paura, senza voce, in salute e in malattia. 

Una delle poche voci veramente pacifiste che si è affacciata sul nostro povero mondo negli ultimi decenni, completamente inascoltata anche da coloro che ora lo piangono. 

Se davvero Cristo vive in mezzo a noi, è con noi, come ci diceva il Don, senza darci la possibilità del dubbio, oggi è difficile, ma ancora più necessario, credere nella spes contra spem, credere che “tutto nasce per fiorire, in un’ eterna primavera”.

E fine della storia.


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