Più amore, per favore

L’incipit è lo stesso, ma la storia è diversa, la fantasia ammaccata me la perdonerete.

Da qualche parte, in città, Be Purple ha scritto: “Più amore, per favore”.

Ma se l’amore non si vede, come si fa a quantificarlo?

Come si fa a dire più amore, meno amore, abbastanza amore o un po’ d’amore? L’amore mica è prosciutto crudo, anche se a volte è bono allo stesso modo.

Ti amo un po’ troppo, che faccio, lascio? 

Qual è la misura dell’amore? O meglio, con quale strumento si misura, l’amore? 

Con il termometro? Quando bolliamo di passione? O con il parolometro? Quando stendiamo chilometri di chiacchiere che vorremmo, potessimo, far mangiare a chi le riceve per vedere se, inghiottendole e poi digerendole, capisce meglio? O con l’amorometro? Banalotto, ma efficace e anche un po’ democristiano, quando se diciamo ti amo, oh, te l’ho detto, ti amo davvero e se non lo diciamo, oh, non te l’ho mai detto, mica ti amo davvero, mi pareva e basta. 

Io credo che l’amore si possa misurare solo con noi stessi, o su noi stessi, insomma automisurarcelo.

In qualsiasi tipo di rapporto di amore, il sentire dell’altr* lo puoi percepire, certo, immaginare, persino vedere se sei fortunata, ma non lo potrai mai quantificare, mai esserne sicura al grammo. 

In te, e con te, sì.
In te, e con te, questo è possibile.

Perché lo sai quanto grande si fa il cuore quando senti il tu’ figliolo che ride. 
Perché lo sai quanto grande si fa il cuore quando una mamma si ricorda come ti chiami. 
Perché lo sai quanto ti batte il cuore se è una bocca a toccarti, invece di un’altra. 

Quindi, forse, non misuriamo solo l’amore verso gli altri, ma misuriamo l’amore per noi stessi quando amiamo qualcuno come solo noi, in quanto individui, diversi gli uni dagli altri, sappiamo amare, misuriamo ciò che quell’amore ci spinge ad essere.

E anche se non è giusto, o forse è giusto ma non bisognerebbe dirlo, l’amore è sempre sbilanciato e in un binomio A e B, A amerà  più di B, o viceversa; A soffrirà  più di B o viceversa; A se ne farà una ragione più di B, o viceversa. 

Non possiamo farci nulla: diverso è quello che siamo, diverso è quello che diamo, anche di peso. 

Così come non si può pretendere di essere tutti uguali, così non si può pretendere di amare tutti uguali, di soffrire tutti uguali, di ricordare, cioè portare nel cuore, la stessa mole di momenti o sensazioni o particolari o parole o promesse di bene. 

Da domani torno divertente, se mi riesce e se smette di piovere, boia. 

E fine della storia. 

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