Che faccio, lascio?
Da qualche parte, in città, Be Purple ha scritto: “Più amore, per favore”.
Ma se l’amore non si vede, come si fa a quantificarlo?
Come si fa a dire più amore, meno amore, abbastanza amore o un po’ d’amore? L’amore mica è prosciutto crudo, anche se a volte è bono allo stesso modo.
Ti amo un po’ troppo, che faccio, lascio?
Dice che Mario usava mettersi dei maglioni a collo alto e che la Giovanna, ogni volta che lo vedeva, sospirava e tra se diceva: “Beata chi se lo prende”, oggi forse avrebbe detto: “Beata chi se lo tromba”.
Brrrrr, mi viene freddo.
Il sesso tra genitori è il tabù tra i tabù.
A me, per esempio, m’ha portato la cicogna, e Nico, invece, l’hanno trovato sotto un cavolo.
Dice che sempre lei, la Giovanna, faceva il viottolo dal Betti per vederlo e, ogni giorno, comprava un chilo di sale, pur di avere la scusa.
Dice che un giorno un pacco di sale le cadde di mano e le mani grandi di Mario l’aiutarono a riparare il disastro.
Da lì sono passati anni, du’ figlioli, animali, traslochi, giorni felici e giorni tristi.
Il sapore del mare, la luce del sole, un’infinita canzone d’amore, l’odore della primavera, il tepore dell’autunno, il rumore che faceva babbo Natale nella nostra soffitta dell’infanzia, all’Aniene, tutto questo, per me, è il ricordo dei miei genitori.
Cosa mi insegna tutto ciò?
UNO. Dietro ogni amore c’è una storia da raccontare.
DUE. Far cadere il sale non porta merda.
TRE. Mai perdere la speranza che prima o poi siamo tutte beate: in questo caso la beata è stata la mi’ mamma, che s’è aggiudicata il più fio tra i fii.
Cinquantatré anni domani.
Buon anniversario, anche se in una forma ormai diversa siete ancora mano nella mano per me.
E per tutti noi, più amore, per favore.
E fine della storia.
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