Pover’omo
Un deludente Umberto Tozzi, ieri sera, al Castello Pasquini di Castiglioncello.
Pover’omo.
Rimane colui che canta, dividendo in sillabe “Nel cuore e nel letto comando io, ma tre-mo da-van-ti al tuo se-no”, che tutte quelle che combattono il patriarcato dovrebbero inorridirsi, ma invece ci basta sentirli dire: “Amare sei tu, rallentato risveglio di un fiore” per riabilitarlo nella schiera dei gentiluomini.
Pover’omo.
Rimane colui che ha scritto le canzoni con più avverbi nella storia della musica italiana.
Peccato davvero, io fossi lui mi vergognerei fino al trenino di Capodanno per una serata che definire imbarazzante è volergli bene.
Pover’omo.
Sempre meglio lui, però, della vecchia che oggi, ciucciando una pesca all’ombrellone accanto al mio sosteneva: “Ha fatto il frigo”.
E c’è d’arriva’ a Ferragosto.
E fine della storia.
Commenti
Posta un commento
Se volete lasciare il vostro nome quando commentate sarei contenta, altrimenti non so chi siete.