Babbo sta scrivendo

A volte non lo so.

Vorrei tornare ad avere diciassette  anni con la leggerezza non forzata dalla necessità.

Mettermi i reggiseni sportivi, comprarmi tre paia di pantaloncini, due magliette ed un paio di Converse e avere come unici pensieri quelli di  essere promossa a giugno, abbronzarmi ed avere soldi sufficienti per la miscela del motorino.

Oppure boh, a dieci anni, per  costruire case con gli aguglioli nelle pinete dell’Aniene e mangiare le nespole direttamente dall’albero nel mezzo al nostro giardino, che se lo avessi ora darei una festa nella quale gli alcolici sarebbero permessi, una  sera sì e una sera anche, con balli e canti che ci sentirebbero anche dal moletto di Antignano sur mèr.

Vorrei tornare a ridere solo perché il bagno è sempre e solo in fondo a sinistra, vorrei comprare le gommine di Hallo Kitty o di My Melody alla Rinascita, o fare la collezione di quelle del Mulino Bianco, vorrei leggere di nuovo sul display del telefono la parola “babbo”, o adesso che siamo nel futuro: “babbo sta scrivendo”, io avrei scritto di sicuro i rotoli del Mar Morto, lui il riassunto di una frase minima.

Invece no.

Sto in ansia per tutto.

Con i pensieri che viaggiano a minuti interi, che non mi ricordo nemmeno da dove sono partiti, con i clacson che suonano, i camion che intasano le strade e anche la mia vena della pazienza, e la gente che chiacchiera in macchina ai telefoni, del cosmo, dell’infinito, di soldi, di un ristorante nuovo, di cosa cucinerà per pranzo, di quanto si ama, di quanto si odia, di quanto si manca, sotto la piaggia, o abbrustolita dal sole, di cosa farà domani sera, di quante camicie hanno figliato nella cesta dei loro panni da stirare.

Ma va bene. 

Tra poco sarà estate, andremo al mare e ci abbronzeremo, e tutto tornerà quasi leggero, come i parei che non mi metto, come i granelli di sabbia, come la tela degli ombrelloni del CCS dal 1938 mossi dal vento, come lo chassé delle ballerine, come i costumi, che stanno bussando alle ante dei nostri armadi, come il cervello di certa gente, come i miei coglioni, se iniziassi a dare il giusto peso alle cose, lasciandole scivolare dalle mie spalle altrove, anche affanculo. 

E fine della storia. 

Commenti

Post più popolari