Gli abbracci
Ho letto da qualche parte che “Gli abbracci non hanno stagione, quindi quando stringi qualcuno fallo come fosse dicembre”.
Che poi il succo è stringi, stringi forte, stringi stretto, come fosse un’occasione speciale, come se ci fosse qualcosa da festeggiare, come se fosse il primo abbraccio dopo una lunga lontananza.
Un abbraccio non si dà, io credo che un abbraccio lo si fa, è il tuo corpo che fa posto all’altro, con l’abbraccio capisci se sei “a casa” o se “a casa” ci sei tornato.
Abbracciarsi , così come manifestarsi il bene, è un sentire che non si comanda e che non ha età, quindi bisognerebbe sempre sentirsi liberi di farlo da 0 a 99 anni, come nei giochi in scatola, e che quello che sentiamo verso l’altro è la nostra unica bussola, sempre, e comandarlo non è né facile né sano.
È che certi giorni vorrei così tanto riabbracciare Mario e stringerlo fino a soffocarlo e risentire le ossa secche delle sue spalle, perché è il calore di quegli abbracci che mi ha reso la sconclusionata, e talvolta strana, donna che sono e la mamma che cerco, con fatica, di essere.
E fine della storia.
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