Attraversare
Qualcuno ha scritto che l’unico modo per superare una cosa è “attraverso”.
Attraversare, quindi, sia materialmente che figuratamente, qualcosa.
Una persona, una strada, una situazione, un amore, una delusione, una sofferenza.
Se non attraversi non arrivi. Se non attraversi non muti la tua visione sulle cose. Se non attraversi non cambi.
Non che sia necessario cambiare, ma è sicuramente fisiologico.
A me, lo premetto, mi riesce poco, attraversare per cambiare.
Oggi a Ponteginori ho visto le nuvole in cielo, e ho pensato, e detto al Giova, che se ci pensa bene, le nuvole sono, forse, una delle poche cose, se non l’unica, che è uguale a come la disegnamo, anche da piccoli.
E allora, anche se cambiare è necessario, e anche incontrovertibile, sapere che c’è “qualcosa” che è identico a come te lo ha sempre visto e riprodotto, ti tiene ancorata al ricordo, ai sogni, alle radici, al rifugio sicuro che tutto cambia, sì, ma nulla cambia.
E il tempo, cari miei, certe volte, non serve a un cazzo; il tempo, in certe vie del cuore, non passa mai: oggi è come ieri, quest’anno è come l’anno passato, questo prossimo autunno sarà come lo scorso autunno.
Puoi decidere di rimanere in silenzio e lavorare per “attraversare” per giorni, che diventeranno settimane, che diventeranno mesi, ma dentro di te tutto è immutato, come le nuvole che disegnavi sui fogli, all’asilo.
Per questo sabato è tutto.
Speriamo nel prossimo.
E fine della storia
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