Come quando sei sott’acqua in piscina
Sono settimane che dormo male, o non dormo e aspetto che il sonno si decida a farmi visita.
Il tempo, la notte, passa lento, ma passa.
Pensi a tutto quello che vorresti fare e non puoi fare ma che dici farò anche se sai già che poi ti lascerai di nuovo risucchiare dalla vita e dal lavoro e dagli impegni e dal divano e dalla pigrizia e rimanderai a domani quello che potresti fare oggi.
Dovrei ascoltarmi di più, perché pensare, come faccio io, non equivale ad ascoltarsi.
Pensare, spesso, è un monologo rivolto alla te che non ascolta o, peggio, non vuole ascoltare.
Avete presente quando vai sott’acqua in piscina e senti il cuore batterti nei timpani?
Quella sei te.
Isolati.
Ovattati.
Assecondati.
Ascoltati.
Respirati.
Vivere almeno un giorno a settimana come sono, ma anche tutta la vita va bene.
Cercare, senza tendere la gamba, che il mi’ figliolo non faccia gli errori che ho fatto io.
Cantare, stonata, ma forte, perché se non mi sente nessuno non c’è gusto.
Ballare con la grazia di una polpetta (fritta) nel sugo.
Ridere quando dovrei stare seria.
Dire le parolacce anche se indosso una camicia Oxford, cazzo.
Amare la storia, compresa la mia, ma acchiappare il presente e cercare di non temere il futuro.
Fare quello che mi piace con chi mi piace, tutto il resto è una perdita di tempo e di energia.
Trovare l’ordine nel mio disordine e saltellarci sopra, contenta.
E farlo adesso, che poi, come canta qualcuno, fa buio presto.
E fine della storia
❤️❤️❤️❤️❤️
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