Panifichiamo insieme. Che fai, vieni?
Giuseppe, caro.
Impegni familiari non mi hanno permesso di ricongiungermi con te alle ore diciotto, tra l’altro l’ora più romantica della giornata.
Ho visto, però, immagini che confermano la tua eleganza anche con 26 gradi e mesi pesanti alle spalle.
Estivo.
Elegante.
Perfettamente a tuo agio.
In blu dipinto di blu.
Come il cielo nei giorni di tramontana.
Come immagino sia il gozzo del CCS la mattina alle sei.
Come i pezzetti di mare dietro le curve del Romito.
So che hai detto che insieme ce la faremo il che, ne converrai, non è tutta questa novità.
Ma va bene, insieme ce la faremo.
Poi senti.
Coi miei amici “scomposti” (la storia del nome te la racconteremo se dal vivo ci starai simpatico) si pensava di mangiare una pizza in campagna, assembrandoci in maniera seria.
Io ho vinto la preparazione dell’impasto.
Che fai, vieni?
Possiamo panificare insieme, mani nelle mani, come Patrick e Demi ma con acqua e farina, sarebbe bellissimo, tremo già all’idea.
Oppure te stai agli aperitivi e ogni tanto mi lanci occhiate che solo tu ed io capiamo e io non vedrò l’ora che la serata finisca per baciarti, sdraiata su un plaid, sotto lo stelle.
Perché insomma, va bene parlare, ammirarti, scriverti, ma un bacio me lo merito, alla fine di tutto, anche solo per la costanza.
Pensaci e fammi sapere.
E.
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