Allora dimmi qualcosa che non so
L’amore impossibile tra Imma e Calogiuri sembra finito.
Un amore che poteva dare adito ai mille cliché con i quali, un po’ a tutti, ci garba incasellare le cose, i rapporti, le relazioni, i sentimenti, quel sentire che ci fa sentire vivi e veri, e che invece c’ha per davvero sbattuto in faccia l’unica grande verità, la stessa che canta Brunori, quando dice “Avere vent’anni i cento non cambia poi mica tanto se non riesci a vivere la vita per com’è” e come vuoi, aggiungo io.
L’amour est toujours l’amour e quando decide lui ti sbatte a terra come faceva tigerman, l’uomo tigre.
Quando lui le chiede: “Non mi dici anche tu che sei orgogliosa di me?” e lei risponde: “Lo sai” sempre lui ribatte: “Allora dimmi qualcosa che non so”.
“Mi mancherai”, risponde lei.
Dimmi qualcosa che non so, che non mi hai mai detto o che mi sono dimenticato, dimmi qualcosa che mi faccia restare, o che faccia restare te, dimmi qualcosa che mi ricordi che, al netto di tutto, te mi ami ed io amo te, di un amore folle ed ineluttabile. E vero.
Mi sono chiesta quante volte non ci hanno detto, quello che volevamo sentirci dire, e non certo perché questo potesse cambiare il corso delle cose, ma perché ne avevamo semplicemente bisogno, come dell’acqua quando fanno 38 gradi.
Gli altri sono una sorta di memoria esterna a noi e sono utili per l’esercizio del ricordo e del sentimento che quel ricordo smuove.
Dire o non dire. È questo il problema.
Sei bellissima, come la prima volta che abbiamo mangiato un panino insieme e te indossavi quel vestito di Zara e gli anfibi neri.
Sei bellissimo, come i tuoi movimenti quando fumi quelle sigarette di merda.
Mi fai ridere, come il primo giorno.
Mi fai incazzare, come il primo giorno.
Mi garbi, come sempre e forse anche di più.
Mi dispiace. Per tutto.
Mi mancherai. Da impazzire. Ogni giorno.
Mi mancherà sapere come stai.
Vorrei tu scegliessi me.
Non sono capace di vivere una vita senza te.
E invece lui esce da quella porta e lei rimane sola in una stanza.
Quindi forse basta chiudersi una porta alle spalle, bravo Calogiuri, senza continuare a insistere, che a forza di insistere qualcosa si rompe e chiedere scusa, a quel punto, non basterebbe più.
Chissà se lui si ricorderà del suo compleanno, se si ritroveranno per caso in una strada affollata, o in una bar, o a una cena tra colleghi.
O resteranno così, due solitudini che saranno per sempre l’una dell’altro.
Mancanti di un pezzo, eppure interi.
Adoro.
E fine della storia.
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