La malinconia dei treni regionali

Oggi i miei nipoti compiono tredici anni, tredici anni da quando, minuscoli, si tenevano stretti la mano, nella Nursery dell’ospedale.

E sono tredici anni che ancora mi stupisco del bene  profondo che i figli dei fratelli riescono a infondere nel tuo cuore, sono come radici fiorite in esso: ossa e pelle che profumano di casa, anche se tanti mattoni di quella casa non ci sono più, o non sono gli stessi di prima. 

Le luci di Natale simulano costellazioni, punti di luce bellissimi, uniti a formare un disegno, o a delineare il perimetro della chiesa o del bel castello di Rosignano Marittimo. 

Un po’ come i cuori degli amici: uniti a formare il disegno della vita, che non sempre va come vorremmo.

Oggi c’è il sole, la tramontana soffia tra gli alberi e sul mare, il cielo è di un azzurro così netto che sembra sterminato (che poi, sembra sterminato, il cielo è sterminato. O no?)

La vita ha la stessa malinconia dei treni regionali; a volte mi sembra di condurla, altre volte, la maggior parte delle volte, a dire il vero, mi sembra solo di fare casini e di guardarla scorrere come si fa dai finestrini di un mezzo in movimento.  

Andrà bene uguale? 

Boh.

E fine della storia. 



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