Chuck Castoro
Quando ero una bimbetta il mi’ babbo, quel genio, mi riempiva d’acqua il bicchiere all’inizio del pranzo e della cena.
Elenuccia, questa è la tua razione d’acqua, mi diceva, fattela bastare.
Non era cattivo, era solo previdente, se non avesse fatto così io ne bevevo troppa e non mangiavo.
Non che non volessi mangiare, eh, quando mai?! Ma mi garbava l’acqua e ne bevevo tanta, come ora del resto, infatti mi scappa fissa la pipì.
Crescendo, poi, nulla mi ha impedito di mangiare, e nemmeno di fare la pipì, se è per quello.
Ho perso la pazienza, ho perso la fiducia verso qualcuno, ho perso il sonno, ho perso diversi autobus, ho perso svariate volte il treno, anche in senso figurato, ho perso il senso della misura, ho perso il controllo della mia vescica, ho perso l’occasione di stare zitta e, anche se non ci si crede, pure quella di parlare quando era il momento, ho perso chiavi e cappelli, ho perso gli spiccioli dalle tasche e, una volta, durante una gita, ho perso anche un figliolo, ho perso coincidenze, ho perso la dignità per il troppo amore, ho perso denti, ho perso la credibilità ostinandomi a cantare Loretta Goggi, ho perso numeri di telefono, ho perso il mio babbo, ho perso molte persone che amavo, o dovrei dire amo, ho perso liste della spesa, ho perso libri, ho perso possibilità che non so se torneranno, ho perso il momento giusto, che è uno nella vita, non ci raccontiamo favole, ho perso chi non avevo un cazzo di voglia di perdere.
Ma la voglia di mangiare, quella no, non l’ho persa mai.
È così che, quando quello stronzo del mio metabolismo ha deciso che ero troppo vecchia per darmi una mano, sono diventata chuck castoro: tutta puppe, pancia e gote.
E fine della storia
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