Sentiti libero ma lasciaci liberi

Giuseppe, caro. 

Pensavo non ce ne fosse bisogno, invece si vede sì.

Sono passata sopra alle tue poche parole nei miei confronti convincendomi che, forse, sei timido.

Ho inghiottito un boccone amaro quando ti ho sentito declamare una poesia ad un tavolo pubblico senza che la destinataria fossi io.

Ho passato una primavera a bramarti e a dichiararti il mio folle amore, passando anche un po’per tonta.

Poi ho passato un’estate sperando di baciare il tuo corpo abbronzato sulle esotiche spiagge del CCS dal 1938.

Immaginavo già le copertine: “Il Presidente si gode il meritato riposo su una spiaggia della Toscana in compagnia della sua nuova fidanzata, una quasi giovane e quasi bella donna che in questi duri mesi lo ha catturato con le sue lettere d’amore”.

Con l’arrivo dell’autunno, poi, più cautamente, come in un amore che appassisce, ti immagino accanto a me, con una camicia di flanella, mentre foglie rosse e gialle scricchiolano sotto i nostri piedi (ti prego non ti presentare in mocassini).

Ma nulla, è più forte di te, te scrivi decreti.

Decreti Decreti Decreti.

Ti garbano.

Ma lo sai che con la scrittura dei decreti non ci campi? Ma non te l’ha mai detto nessuno?

Giuseppe, caro, bisogna tu ti ghiacci con questi decreti.

Non ce l’hai un piano B? Tutti ce l’hanno, un piano B.

(A parte me, ma sono dettagli, io sono disorganizzata per definizione).

Tipo, boh, il massaggiatore, il calciatore, il presentatore tv, il contadino, il pizzaiolo, il falegname, ce ne sono stati di famosi nella storia, o il mio amante, anche, ti pago.

Comunque.

Lo so che te ventili un’altra chiusura perché durante la prima tutto il mio potenziale canoro non è venuto fuori.

Lo fai per me, d’altronde sono così intonata e dotata di senso del ritmo che pensi sia un peccato non farlo sapere a tutti.

Sentiti libero Giuseppe.

Apprezzo il gesto ma, giuro, non è necessario.

Poi lo sai, me scoppia in mano, da una canzone posso a un’altra, non ho freni, né pudori, penso d’essere brava ed è tutto un gran casino.

Ho una reputazione da difendere, e già me ne sono giocata mezza: sii buono, perché bOno lo sei di già.

Guarda, se fai il bravo canterò per te, e ballerò, pure, sul tavolo della cucina, in ciabatte, grembiule e mascherina.

Ma, ti prego, lasciaci liberi.

E fine della storia.


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