Beata chi la primavera-estate la respira con te
Giuseppe, caro.
C’ho una gonna lunga, la mia camicia di jeans e i capelli raccolti e lo smalto rosso.
In una serata come questa sarei stata fuori fino a dopocena, avrei bevuto birra e riso.
Forse anche brontolato, perché mi sa che il campionato non sarebbe ancora finito e il mi marito m’avrebbe sicuramente tritato i coglioni con Alé Livorno Livorno Alé o con i gol su Sky Sport.
Ma va bene, mi accontento del terrazzo, perché so che prima o poi capiterà che cammineremo con una birra in mano respirando la primavera-estate 2020.
Detto questo, voglio anche dirti che sopporto tutto meglio perché a guidarci sei tu, un uomo dalla gestualità mai vista prima, una roba che, madonna mia, beata chi la primavera-estate la respira con te.
Scommetto che le apri la portiera della macchina, che le scosti la sedia dal tavolo, che le dici sei uno splendore quando esce raggiante dal portone di casa.
Insomma, Giuseppe, le tue cravatte e i tuoi gesti rendono questi sacrifici meno brutti.
A presto, spero.
E.
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