Ci vuole molto coraggio

La scorsa settimana ho avuto un incidente in macchina. La macchina ne è uscita sfatta, ma curabile. Io non mi sono fatta nulla, se escludiamo un grandissimo spavento e, soprattutto, non ho fatto male a nessuno considerato che è stata tutta colpa mia. 

L’incidente è qualcosa che ci accade mentre facciamo altro, un po’ come la vita, che non mi ricordo chi lo diceva.

Allora mi sono chiesta se anche la vita sia tutta un susseguirsi di incidenti, che non sempre sono brutti; cioè, voglio dire, non è sempre detto che l’accezione del termine incidente sia negativa, cosa che invece tendiamo a dargli. 

O forse sì, perché le cose belle ci sembrano dovute e le chiamiamo gioie o botte di culo.  

Contro quanti incidenti emotivi ci imbattiamo nel corso degli anni?

Qualcosa di così profondamente bello da cambiarti e stravolgerti la vita, qualcosa di così inaspettato che non hai armi per difenderti o per frenare in tempo? E più veloce è il battito del tuo cuore, più forte sarà lo schianto ed il danno che procurerai a te stesso. 

Basterebbe forse imparare da quello che ci succede e “perdonare” noi stessi, perché l’arrabbiatura per la delusione che provi quando qualcosa sembra accanirsi contro di te schiantandoti contro il muro della vita, è solo verso te stessa, e non verso chi, o cosa, ti ha fatto male.

Ci vuole molto coraggio, in generale.

Per vivere nel traffico e/o con la macchina sotto il culo.

Per scorrere nella vita sorridendo, nonostante le nostre millecinquecento croci quotidiane.

Per amare chi non ti ama, ma anche per amare chi ti ama.

Per votare la Lega.

Per diventare il genitore del tuoi genitori.

Per non urlare h/ventiquattro a un figliolo adolescente.

Per non scendere mai a vedere il mare.

Per non leggere.

Per credere che gli incidenti non siano solo negativi. 

Insomma, come cantano gli otaghi, ci vuole molto coraggio…ad avere coraggio. 

E fine della storia.



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