Io resisto, e esisto, scrivendo

 Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole l’azzurro del mare certe mattine di tramontana o le rocambolesche avventure delle onde, che si rincorrono come cavalli, nei giorni di libeccio.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la fatica di veder invecchiare la mi’ mamma, o la mancanza sempre viva del mi’ babbo, al quale potevo dire tutto e molto, ora, il suo ascolto mi servirebbe.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la mia tendenza ad amare irresponsabilmente.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la primavera e il suo tepore che mi spingono a spogliarmi e a fare con me stessa quello che alcune persone mi hanno insegnato a fare con loro, nel tempo, e cioè ad amarmi ancora, anche se non mi piaccio più. 

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la risata del Giova o la sensazione che mi dà annusargli i capelli mentre penso che l’ho cresciuto io, con tutti i cazzo di difetti che ho, ma lui mi vuole bene per come sono, come si vuol bene a una mamma imperfetta che sbaglia e piange spesso.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole come l’amore lasci soli e nudi e a volte vada via di fretta, agganciandosi i bottoni della camicia, come se non fosse mai stato tuo.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la bellezza dei giorni condivisi in mezzo alla dolcezza, le notti trascorse a pensare, i ricordi d’infanzia, la carezza della musica d’estate, le albe durante i campeggi in gioventù, la complicità di due persone non speciali, ma insostituibili l’una per l’altra.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole come è strano sentirsi ancora figli quando sei genitore.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la sensazione del vento, la voglia di toccare due mani mentre la persona alla quale appartengono ti sta parlando, la tristezza di certe giornate, la solitudine, il cambiamento, i paesaggi che mi trovo di fronte, Livorno e le sue finestre.

Chissà se mai riuscirò a descrivere con le parole la mia resistenza quotidiana, che è fatta pure di scrittura perché, come ha detto qualcuno, resistere è più che esistere. 

Io non so se c’è un libro dentro di me, come in molti mi dicono, dentro di me ci sono io, e pure un sacco di vediamo. 

Intanto io resisto, e esisto, scrivendo.

E fine della storia 



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