Io non sono una collezionista, io sono un museo

“Io non sono una collezionista, io sono un museo”.

Così diceva Peggy Guggenheim.

Una volta, a un seminario, mi venne detto che la storia non esiste in natura, ma la si fa, come molte altre cose, ovvio.

E noi facciamo e costruiamo la nostra.

Collezioniamo avventure, pagine lette, desideri, momenti, passioni che accendono gli occhi e pure qualche altra cosa dentro di noi, alimentando la nostra storia personale ed emotiva, facendoci sentire momento dopo momento, parte di un tutto, affacciati alla vita come fossimo sulla prua di una nave, col vento in faccia, abbracciati all’infinito di fronte a noi e pronti al tuffo del secolo.

Quindi, forse, tutti noi possiamo essere musei, perché, tutti noi, custodiamo e collezioniamo il ricordo di quello che non sarà più e la speranza di quello che potrà essere, oggetti che sono pezzi di vita insieme a qualcuno, delusioni che ci hanno messo in ginocchio, sentimenti tenui come la luce dell’alba o infuocati come il sole che si addormenta nel mare, risate che ci salvano la vita, pianti salati che cicatrizzano ferite, amori a tempo e amori per la vita, persone che mettono le mani avanti, perché non si sa mai, e altre che le mani te le mettono dappertutto, cercando le tue.

Come ho letto stamani in città, ad una delle fermate poetiche: “In barba alla vita, noi ce ne andremo facendo finta di essere esistiti per sempre”.

E fine della storia.


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