Finché sfiducia non ci separi

Giuseppe, caro.

Il mio cuore ardeva di fiducia per te.

Come avrei fatto senza il tuo biascicare, mentre ci prospetti un’uscita dal tunnel che tarda a palesarsi?

Come avrei fatto senza il tuo soave e signorile modo di prendere appunti che, confessalo, contiene scarabocchi a forma di cuore e molti “Elena, ti amo”?

Come avrei fatto senza i tuoi incoraggiamenti al Paese, decisivi come il mi’ marito all’ora di cena?

Giuseppe, caro, te sei la mia aletta di pollo alla paprika, la mia carezza della sera, il mio abito migliore, il sorriso dei miei giorni tristi, la risata di quelli felici, sei il mio Presidente, caro.

Con fiducia e affetto.

E.

P.s.: Se poi, magari, entro la primavera ci si fa a baciaSSi, previo tampone, sarai il mio

Presidente-Giuseppe-fidanzato, caro.

Finché sfiducia non ci separi.

E.


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