Le autocertificazioni no!

Giuseppe, caro.

T’ho rivisto queste sere al telegiornale.

Te lo voglio di’, hai un’aria supponente, tipica di chi se lo tira, mi sei a capo di un movimento e ti senti Attila a capo degli Unni, Alessandro Magno a capo della Macedonia, o Traiano che porta Roma al suo più grande splendore di sempre (mi pare).

Ma non te ne voglio dire altre sennò passo per la solita polemica che non le va mai bene un cazzonulla.

Ti sblocco un ricordo, Giuseppe, caro.

Ci mandavi a giro con le autocertificazioni.

Che, te lo ricordi?

Le autocertificazioni.

Una per la coop sei tu.

Una per il lavoro.

Una per il budello di su ma’.

Una per la farmacia, perché se d’improvviso ti uscivano le emorroidi che facevi? Te le tenevi?

Pensa che una mia amica ne compilò una per portarmi una miracolosa crema alla calendula ché io, presa dal delirio della panificazione mistica, feci scoppiare una zonzella nell’olio bollente provocando danno in varie parti della mia bianca pelle.

Quindi nulla, Giuseppe, caro, il tempo guarisce tutto.

E non ti canto come Ron cantava a Tosca “Vorrei incontrarti fra cent'anni

Combatterò dalla tua parte

Perché tale è il mio amore

Che per il tuo bene

Sopporterei ogni male”.

Tra cent’anni te sarai, ancora, quello delle autocertificazioni.

Ogni male sì, ma le autocertificazioni no.

“Ah lui lì? Quello delle autocertificazioni?”

Povero te.

E.


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