Dove tu sarai, io sarò.

Giuseppe, caro.

Che grazia.

Che stile.

Che fascino.

Che galanteria.

Che portamento.

Che eleganza.

Che accortezza.

Che bellezza.

Che fierezza.

Che ficaggine.

Madonna mia, Giuseppe caro, ma dove cazzo vai?!

L’insegnamento è sopravvalutato.

L’avvocatura è sopravvalutata.

Tutto ciò che non contempla me (e te con me) è sopravvalutato.

Niente sarà più come prima.

Nessun altro PdC sarà lontanamente paragonabile a te.

La luce del mattino avrà meno colori, i miei sogni saranno spogli, tutto, senza te, avrà meno allegria tutta intorno, dubito anche che gli uccellini cinguettino ancora, da domani.

Che emozione devi aver provato, Giuseppe caro, tanto che hai preso per mano una bionda pensando fossi io, ma ti perdono, tranquillo, la giornata per te è stata impegnativa.

Sappi, amore mio, che se avanza un pezzo di questo cuore è cuore tuo, come cantava qualcuno.

Sarò sempre la tua ninfea a Giverny, la luce che entra dalle tue finestre, il sole che ti scalda, la tua birra in frigo, il vento che ti accarezza, paziente.

Dove tu sarai, io sarò.

Lo scriverò sui muri: Giuse sterzaaaa!!!

Non fare lo sciocco e torna da noi, ma soprattutto da me.

Per semprissimo tua,

E.


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